La scrittrice Sara Lidman, una delle maggiori autrici svedesi del Novecento, era convinta che ogni cosa – uomini, piante, animali – fosse profondamente connessa e che una conoscenza vera della natura si basasse più su una sensazione che sull’intelletto: sensazione che iniziava laddove il linguaggio finiva. A lei è dedicata la nuova casa della cultura di Skellefteå, un comune di circa 33.000 abitanti nel nord della Svezia, a sud del Circolo Polare Artico. Il Sara Kulturhus porta la firma dello studio svedese White Arkitekter che lo ha completato a settembre 2021 dopo aver vinto un bando internazionale nel 2016.

Con i suoi 75 metri di altezza non solo è il secondo edificio più alto al mondo costruito interamente in legno, ma è stato concepito a emissioni zero grazie a un sistema misto di pannelli solari, batterie e pompe di calore collegate alla rete elettrica e idrica della città in grado di fornire energia anche al quartiere circostante attraverso un controllo dei flussi di energia gestito con intelligenza artificiale. Fu proprio Lidman a volere un luogo che fosse un edificio sostenibile per tutto il suo ciclo di vita, “una casa passiva per una cultura attiva che usi tecniche costruttive e materiali locali, costruito da manodopera del posto”.

Il legno con cui è interamente costruito (niente cemento!) proviene da foreste controllate della regione ed è stato lavorato a Bygdsiljum, circa 60 km da Skellefteå, sotto forma di legno lamellare e legno lamellare incrociato (anche nota come CLT o X-LAM). “Prima la corsa verso la luna, poi la corsa all’edificio più alto e ora la corsa all’edificio più sostenibile del mondo: forse è una delle poche corse che si muove verso una giusta direzione” ha dichiarato Oskar Norelius, architetto a capo del progetto insieme a Robert Schmitz. "La quantità di diossido di carbonio intrappolata in quel legno corrisponde a circa 13.500 voli Stoccolma-New York".

In 30.000 metri quadrati distribuiti su 20 piani il Sara Kulturhus ospita sei palchi teatrali, la biblioteca della città, due gallerie d’arte, un centro conferenze, ristoranti e un hotel da 205 stanze con spa e un programma fittissimo di eventi. L’obiettivo, sempre stando ai desideri della scrittrice svedese che per tutta la vita si è occupata di proletariato, diritti dei lavoratori e inclusione, era quello di aprire un salotto per tutti i cittadini a prescindere dal loro interesse o meno per la cultura. “La nostra casa della cultura non sarà solamente un luogo perché la classe media possa rilassarsi”, dichiarava sempre la scrittrice svedese nell’immaginare la sua casa della cultura ideale, “dev’essere anche un luogo di resistenza per coloro che vogliano definire la propria cultura. Per coloro che non possano permettersi gli affetti ai prezzi di mercato. Un luogo per la democrazia”. Scopriremo presto se il nuovo Sara Kulturhus è venuto ai patti con un’ambizione che oggi è più attuale che mai.